Le elezioni politiche in Myanmar si sono svolte esattamente un anno fa. Il partito di Daw Aung San Suu Kyi, la National League for Democracy, ottenne una vittoria schiacciante, conquistando 396 seggi su 476.
Sebbene ci fossero alcuni difetti nel voto (la privazione del diritto di voto in alcune aree etniche è stato sicuramente un problema, e la Costituzione del 2008 non potrà mai garantire elezioni veramente democratiche), non c’è dubbio che il risultato delle elezioni fosse rappresentativo della volontà popolare, come molti osservatori indipendenti hanno confermato.
(ANFREL ad esempio, ha pubblicato un rapporto completo sulle elezioni https://anfrel.org/anfrel-releases-2020-myanmar-general…/)
Nonostante un primo mandato per alcuni piuttosto deludente, Daw Aung San Suu Kyi gode di un incredibile sostegno tra la popolazione di Bamar. Ma soprattutto, i risultati delle elezioni hanno dimostrato quanto fortemente la gente respinga l’esercito birmano e il suo partito USDP.
Voci di “frodi elettorali” e teorie complottiste iniziarono a diffondersi online già prima delle elezioni. Imitando Donald Trump, il partito politico pro-militare USDP, denunciò delle irregolarità senza alcun fondamento e chiese la ripetizione delle elezioni pochi giorni dopo la pubblicazione dei risultati.
La Commissione elettorale dell’Unione (UEC) respinse le richieste dell’USDP e la NLD rifiutò di negoziare con il generale Min Aung Hlaing.
I timori di un colpo di stato militare iniziarono a gennaio e divennero sempre più forti con l’avvicinarsi di febbraio.
Quello che sta accadendo in Myanmar è la prova che la “democrazia” è molto più che semplici elezioni. Indire elezioni non basta, soprattutto in un Paese dove le costituzioni garantiscono tanto potere, indipendenza e mancanza di responsabilità a un esercito così violento.
Anche se Min Aung Hlaing garantisce che ci saranno nuove elezioni, la gente non può fidarsi di lui: i generali faranno sempre di tutto per mantenere il loro potere, compreso arrestare tutto il partito NLD e distruggere i partiti di opposizione. Ma se il generale pensa di vincere in questa maniera, si sbaglia.
Oggi è l’anniversario della volontà del popolo. Qualunque cosa faccia Min Aung Hlaing, e qualunque cosa succeda all’opposizione, il popolo birmano rifiuterà sempre il suo governo militare.
Il regime deve cadere


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