L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione sulla crisi del Myanmar invitando il Tatmadaw a:
– rispettare la volontà del popolo (elezioni di novembre 2020) e portare le forze armate sotto il controllo civile
– rilasciare tutti i prigionieri politici- implementare i 5 punti della risoluzione dell’ASEAN del 24 aprile (vedi foto)
– fermare ogni violenza- consentire l’accesso umanitario a tutte le persone bisognoseLa risoluzione chiede inoltre agli Stati membri di impedire il flusso di armi in Myanmar.
La risoluzione, promossa da oltre 50 paesi, è stata adottata con un voto di 119 a 1, con la Bielorussia unico voto “contro”. 36 astenuti, tra cui Cina, Russia, India e molti Paesi vicini come Thailandia, Bangladesh, Cambogia, Laos e Brunei.La risoluzione non è vincolante, nel senso che la “prevenzione del flusso di armi in Myanmar” non è un vero e proprio embargo, ma piuttosto un “suggerimento” da seguire per tutti gli stati membri.
Sconcertante è anche vedere ribadito il ruolo centrale dei “5 punti ASEAN”. Questi 5 punti erano stati definiti a fine aprile durante un meeting a Jakarta, ed in 2 mesi l’organizzazione del sudest asiatico non è riuscita nemmeno a nominare il suo inviato speciale, figuriamoci a esercitare pressioni sul regime per il ripristino di un governo civile.
Nel complesso un’altra mossa debole dell’ONU, nel giorno in cui Antonio Guterres è stato rieletto per un secondo mandato come segretario generale.
I 5 punti dell’ASEAN e una breve analisi:
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