Spesso nei telegiornali sentiamo parlare di un evento tragico all’estero, in un posto lontano, dove le persone, le case, le strade, sono molto diverse da quelle che vediamo solitamente. È difficile capire cosa possano provare i birmani in questo momento.
Qui in Italia e nell’Occidente in generale, viviamo in una situazione privilegiata. Anche noi viviamo diverse tragedie ed emergenze, ma le nostre libertà individuali ed il nostro futuro sono raramente in discussione, e quando lo sono, è sempre una situazione temporanea. In fondo, tra quella che alcuni chiamano “dittatura sanitaria” e la dittatura birmana, chi sceglierebbe quest’ultima?
In Myanmar il regime militare e la guerra civile durano da 70 anni. In questi due mesi la situazione è precipitata ed ora tutto il Paese sta vivendo in uno stato di terrore. Lasciare il potere ai militari ora, vorrebbe dire lasciarlo per chissà quanti altri decenni, ed è questo il motivo della resistenza.
Durante il regime militare, prima del 2010, in Myanmar c’era una situazione simile a quella della Corea del Nord. Libertà negate, parlare di politica o manifestare dissenso ti facevano finire in prigione. Era impossibile avere una buona educazione o assistenza sanitaria.
Il ciclone Nargis del 2008 ha provocato 140.000 vittime (forse di più), molte delle quali probabilmente evitabili. Il regime militare non permise agli aiuti umanitari di entrare nel Paese tempestivamente.
E’ questo il motivo della resistenza. Nessuno vuole più vivere sotto un regime che non ha alcun rispetto per i diritti dei cittadini.
La situazione birmana è meno distante di quanto sembri. Il ricordo del fascismo in Italia è ancora vivo e tutto sommato non è così impossibile che un colpo di Stato avvenga anche in Occidente.
Ecco cosa accadrebbe se Min Aung Hlaing fosse in italiano.
Molte celebrità arrestate per essersi schierate contro il golpe
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