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In questi giorni stiamo vedendo come il solo protestare possa essere rischioso. In Myanmar oggi, anche solo stare a casa lo è. Nonostante le continue violenze dell’esercito, le minacce esplicite e le immagini orribili che circolano nei social, migliaia di persone continuano a riempire le strade birmane.

Qui in Europa le proteste durano qualche ora, a volte qualche giorno. Si esce di casa vestiti normalmente e si torna a casa quando arriva sera. Si torna. Sempre. Si consuma un pasto caldo, e si dorme normalmente, senza alcun timore.

In Myanmar ci si sveglia al mattino, ci si veste mettendo degli strati di legno sotto la maglietta, o dei libri nello zaino sperando che possano fermare i proiettili. Si indossano degli occhiali protettivi per i gas lacrimogeni. Ci si mette un casco da cantiere, perché i cecchini mirano alla testa. Si costruiscono barricate per rallentare l’azione dell’esercito. Si cerca di stare il più bassi possibile per evitare gli spari. Se un compagno viene colpito si corre in aiuto e si cerca di fare il possibile per salvarlo. Spesso non ci sono medici o ambulanze, i feriti vengono trasportati in bici o in moto. La maggior parte muore, anche solo per emorragia. La sera si torna casa. Non la propria casa, ma quella di un amico, per paura di venire arrestati durante la notte. Si cambia casa ogni due o tre giorni. L’esercito spara anche la notte e non ti lascia dormire bene. Ed il mattino dopo si ricomincia da nuovo.

Spesso mi chiedo se lo farei. Se fossi in Myanmar in questo momento, rischierei la vita protestando? Sarei in grado di rimanere non violento?

La risposta l’ho trovata ascoltando una bellissima intervista di Insight Myanmar, un podcast che tratta argomenti legati al Buddhismo birmano, ma che, come molti di noi, si è ritrovato a raccontare ciò che accade nella terra dorata dopo il colpo di Stato. Qui di seguito, con il permesso e l’aiuto degli autori, abbiamo tradotto dei frammenti di questa intervista a Chit Tun, un giovane birmano, da poco sposato, con un figlio in arrivo ed un buon lavoro.

Il colpo di Stato del 1 febbraio ha totalmente cambiato la sua vita, trasformandolo da prossimo padre di famiglia a un attivista che lotta per la democrazia.

Joah: Parlando di questo mese, e quello che sta succedendo ora, sono curioso, Che ruolo hai deciso di assumere? E cosa fai ogni giorno?

Chit Tun: Questo mese ha davvero cambiato la mia vita. Perché, sai, prima avevo intenzione di avere una bella famiglia, perché mi sono appena sposato da due mesi e  quindi devo lavorare. Sai, stavo sognando. Stavo pianificando la mia vita. Sì, perché sai, ho una buona notizia, mia moglie è incinta. Quindi io ho una famiglia. Devo lavorare duro, il doppio per la famiglia. Poi un giorno, alle 4 di mattina, i miei amici mi chiamano. Fratello, hai sentito la notizia? Hanno arrestato il nostro consigliere di stato (Aung San Suu Kyi, ndr), il presidente e altri leader del governo della NLD. Cosa? Non prendermi in giro gli ho detto! Di colpo la mia vita è cambiata e  non ho idea di cosa devo fare. Ho cercato di calmarmi, e ora sto giocando a questo gioco, come  leader degli studenti. [...] il nostro paese ne ha passate molte, per molti, molti anni. Mio nonno ha vissuto il colpo di Stato del generale Ne Win. Mio padre ha vissuto il golpe del generale Than Shwe. Oggi il generale Min Aung Hlaing, fa esattamente la stessa cosa! Così ho deciso che questa cosa deve finire, dobbiamo fare del nostro meglio per interrompere questo ciclo. Perchè sai, una volta il Myanmar era il secondo Paese più sviluppato della zona, poi il governo militare ci ha reso uno dei Paesi più poveri al mondo. [...]

Joah: Quindi stai dicendo che tutto sta andando a gonfie vele, hai un ottimo lavoro, ti sei appena sposato, stai per divenire un padre. E poi questa cosa terribile accade il 1 febbraio. E decidi che fondamentalmente rischierai tutto, per uscire giorno dopo giorno per protestare e rivendicare la vostra indipendenza e libertà. È stata una decisione difficile da prendere, conoscendo i rischi e i sacrifici coinvolti?

Chit Tun: Sì, soprattutto per mio figlio. Non voglio non voglio il mio bambino cresca sotto il governo militare. Sì, sai, avere un buon lavoro è bello. Per me. Vivere in un buon ambiente, avere una buona famiglia, questo è un bene per me. Ma sai, mio fratello mio ha appena ottenuto un nuovo lavoro due settimane fa. Ora non ha più lavoro. E i miei amici, hanno già finito l'università, stanno progettando di andare all'estero e di prendere un diploma in ingegneria, ora si sono fermati perché non danno più le borse di studio al nostro Paese. La maggior parte dei nostri giovani ha perso i propri sogni. Per molti di noi è la prima volta che votiamo. Abbiamo votato il governo NLD. Ma ai militari non importa, non importa di noi. Nel nostro paese, i loro figli, le loro figlie (dei militari ndr), vivono come re e regine. Noi lo sappiamo, ma non ci interessa, a noi sta bene così, noi pensiamo a fare del nostro meglio sotto il governo NLD. Ma con il colpo di Stato, tutto si è fermato. Tu penserai, "hai un buon lavoro, una bella vita". Se non interrompiamo questo colpo di Stato, che è già il terzo. Loro sfruttano il nostro Paese, per il loro guadagno personale. [...] La maggior parte delle persone in Myanmar ha un cuore enorme. Ma il golpe ha distrutto il loro lavoro, la loro vita, le loro speranze e la loro libertà. Non posso accettarlo. Certo posso tenermi il mio bel lavoro. Ma tutto è collegato. Se il nostro Paese non è sicuro non può esserci nessun investimento, nessuna crescita. Solo coloro che hanno un buon rapporto con i soldati possono avere una possibilità di stare bene. Ma per la gente con un gran cuore, la vita è difficile, e non posso accettarlo. Potrei venire arrestato, ma prima di finire in prigione, farò del mio meglio per il mio Paese, per la mia gente, questa è la mia decisione. [...]. [Parlando della prima vittima uccisa dall'esercito a Napypyitaw) Sai, aveva solo 19 anni. E protestava pacificamente e uno dei militari Ha sparato alla sua testa. Non possiamo accettarlo, sai. Sai, onestamente, ho provato tanta rabbia. Stavo pensando di bruciare la stazione della polizia. Ma non l'ho fatto. Perché stiamo protestiamo pacificamente. Sai, Michelle Obama ha detto "Se loro cadono in basso, noi voliamo alto". Qualsiasi cosa loro facciano, noi vogliamo solo la democrazia.

Joah: Quindi stai seguendo questa filosofia non violenta. E anche quando riconosci queste emozioni molto umane di rabbia, dolore e tristezza, e tutto il resto, ti stai aggrappando a questo valore molto importante. Non importa cosa succede, cè una linea che non oltrepasserai mai. Ho letto una frase che mi ha davvero impressionato su Twitter da un utente birmano. Ha detto: "loro hanno pistole, noi non abbiamo niente, siamo tutti privati ​​del sonno, indignati e non possiamo pensare lucidamente in questo momento. Se dovessimo vendicarci, con qualsiasi mezzo violento, perderemo. Restiamo uniti e continuiamo a sostenere il movimento di disobbedienza civile". Sì, e questa è davvero una cosa potente che tu sai, mentalmente e fisicamente. Sei davvero in uno stato difficile e sai che è un sentiero molto, stretto che devi percorrere per evitare le trappole che prepareranno. Eppure, stai aderendo molto fortemente a questa non violenza, questo è un valore molto forte, qualunque cosa accada, non importa come ti senti, sei impegnato in questa non violenza.

Chit Tun: L'unico motivo è che crediamo che la non violenza sia la nostra strada. E questo è il motivo per cui vinceremo. Di questo abbiamo bisogno perché la non violenza è una cosa fondamentale per tutti gli umani. Non vogliamo combattere. Non vogliamo abusare di altre persone. Quindi la cosa più importante è la non violenza. Sai, lo ammetto, ho paura degli spari. Abbiamo paura di essere arrestati dai militari. Ma crediamo di fare la cosa giusta e stiamo seguendo la strada giusta. E siamo uniti. E tutta la paura svanisce. Per strada, lottiamo per i nostri diritti. Abbiamo solo la forza dell'unità e sappiamo di fare la cosa giusta. 


Ringraziamo Insight Myanmar per l'incredibile disponibilità. Se avete dimestichezza con l'inglese vi consigliamo vivamente di seguire il loro Podcast. In particolare l'intervista ad Aye Min Thant (giovane giornalista birmana), apre una finestra su come sta cambiando la società birmana. L'intervista  a Thabarwa Sayadaw, fondatore di molti centri di cui uno in Italia, è invece preziosa per chi si interessa di Buddhismo.

Link al podcast di Chit Tun: https://player.captivate.fm/episode/1662b75c-91db-4a1f-93d9-5aac9a73ce75
iTunes https://embed.podcasts.apple.com/us/podcast/active-days-restless-nights/id1495592193?i=1000511321623

Link al podcast con Aye Min Thant con sottotitoli inglesi: https://www.youtube.com/watch?v=9ZjJd9Ck48Y

Link al podcast con Thabarwa Sayadaw con sottotitoli inglesi: https://www.youtube.com/watch?v=ulRXlmXIObQ

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