E’ difficile descrivere l’orrore di oggi.
Hlaing Thar Yar (tradotto: luogo pieno di felicità) è un distretto industriale di Yangon. Da lì il 6 febbraio partirono le prime proteste organizzate dai sindacati contro il colpo di stato (ne abbiamo parlato qui https://ciaomyanmar.com/2021/03/14/gli-eroi-non-lavorano-cdm-il-movimento-di-protesta-in-myanmar-2/).
Si tratta di un distretto molto povero, dove vive la classe operaia, impiegata nelle oltre 300 industrie del posto. E’ un luogo sovrappopolato, con una densità superiore ai 10,000 abitanti per km quadrato. Qui si trovano migranti da ogni parte del Myanmar, giunti a Yangon in cerca di lavoro. Qui prolifera anche la criminalità. E’ un distretto duro, con carattere. Per questo in molti pensavano che Hlaing Thar Yar insieme a North Okkalapa, sarebbe stato uno dei distretti più forti nell’opposizione all’esercito.
Come in molti luoghi poveri del Myanmar, il senso di comunità qui è molto forte. In queste situazioni le persone si prendono cura tra di loro. Le persone vivono così vicine l’una con l’altra, che spesso diventano famiglie estese.
Qui è forte la presenza dei sindacati. Quello dei diritti dei lavoratori in Myanmar, è un problema di cui si è cominciato veramente a parlare solo di recente. Sotto il governo NLD si stava cominciando a vedere qualche timido miglioramento. Il salario minimo era stato aumentato a 3.5 dollari al giorno.
A Hlaing Thar Yar operano molti giganti mondiali del tessile come Adidas, Zara, Benetton, H&M. A causa dell’epidemia Covid, nell’ultimo anno molti lavoratori sono stati lasciati a casa, senza poter contare su un sistema di welfare come quello a cui siamo abituati in Europa. Molte aziende hanno approfittato della situazione per licenziare dipendenti legati ai sindacati, visti come più “problematici”.
Il regime militare non ha nascosto il fatto di non gradire i sindacati. Dopo il golpe del 1 febbraio, ha dichiarato illegali una decina di associazioni di lavoratori, ed ha arrestato diversi leader colpevoli di aver guidato le proteste di queste settimane.
In questo contesto è naturale che il l’opposizione al Tatmadaw qui sia particolarmente forte. In molti vedono nel colpo di Stato, la perdita di qualsiasi diritto, oltre che del lavoro.
Qui il Tatmadaw oggi ha lanciato un attacco violentissimo. Negli ultimi giorno gli episodi di violenza sono decisamente aumentati in tutto il Myanmar, ma sembra che alcuni distretti popolari come North Okkalappa, North Dagon e Hlaing Thar Yar siano stati particolarmente presi di mira. I manifestanti fin dal mattino sono stati bloccati, intrappolati da un numero spropositato di soldati e poliziotti, che hanno aperto il fuoco con proiettili veri.
——IMMAGINI VIOLENTE——
Il numero di vittime è imprecisato, Irrawady parla di almeno 18 vittime solo a Hlaing Thar Yar, e 38 in tutto il Paese.
Due fabbriche cinesi hanno preso fuoco. Secondo il regime si tratta di un atto deliberato dei manifestanti. Atto denunciato anche dall’ambasciata cinese, che ha chiesto giustizia per la distruzione delle proprie fabbriche, ma non ha fatto menzione dei morti tra i manifestanti pacifici.
Poco dopo il Tatmadaw ha annunciato la legge marziale nell’intero distretto di Hlaing Thar Yar.
E secondo alcune fonti il consueto blocco notturno di internet, questa volta è a tempo indeterminato (solitamente termina alle 9 del mattino seguente).
In giornata il CRPH ha rilasciato un comunicato in cui, tra le altre cose, dichiara che:
- i dipendenti pubblici che stanno collaborando con il regime, non stanno lavorando per il popolo birmano
- i cittadini hanno il dovere di difendersi dagli attacchi terroristici
In questi giorni di enorme frustrazione sono molti quelli che vorrebbero iniziare a reagire, distaccandosi quindi dal principio iniziale di non violenza che il movimento di disobbedienza civile ha seguito finora. L’escalation di violenza del Tatmadaw di questi giorni sembra che abbia proprio l’obiettivo di provocare una reazione, ed è forse il segnale che il regime trova la strategia del CDM pericolosa, e vuole spostare lo scontro su un “terreno” più congeniale per l’esercito, cioè la guerra.
L’Arakan National Party (ANP) ha annunciato di voler negoziare con il regime, separandosi quindi da altre organizzazioni di minoranze etniche che si sono unite al CRPH.
Nei giorni scorso il tatmadaw aveva rimosso l’Arakan Army dall’elenco delle organizzazioni terroristiche. Sembra che l’ANP veda un’occasione per realizzare alcuni obiettivi politici (ad esempio autonomia per il Rakhine state).
0 Comments