Mingalabar
Il 1 Febbraio ha cambiato la storia di un Paese. Quella che per molti osservatori occidentali pareva essere una democrazia in divenire, é tornata nel buio di un regime militare che in realtà non se ne era mai andato.
Siamo qui per cercare di raccontare quotidianamente ciò che accade in Myanmar (Birmania), perché la sensazione é che i prossimi mesi varranno come decenni nella storia di questo Paese. Speriamo di poter amplificare la voce della gente birmana, la voce di un popolo che dopo soli 5 anni di democrazia (seppur debole e controversa, come approfondiremo nei prossimi giorni), si è visto derubato del proprio futuro.
Pubblicheremo notizie, prese da fonti locali, da amici che sono lì a protestare contro i soldati, da agenzie di stampa, ma anche qualche piccolo approfondimento, qualche nostra opinione magari presa in prestito da gente più esperta di noi.
La speranza é che questa diventi un’occasione per poter trasformare davvero il Paese, per poter immaginare un futuro davvero democratico, con una nuova costituzione, un futuro che include anche le minoranze etniche, e che escluda una volta per tutte il regime militare. La nuova Birmania va al di là di Aung San Suu Kyi, del generale Min Aung Hlaing e dell’inefficacia dell’ONU. Abbiamo bisogno di giocare finalmente una nuova partita, con nuove regole e nuovi giocatori.
In fondo non abbiamo nulla da perdere, se non le nostre catene.
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