Un poliziotto punta l’arma contro dei civili.
Fonte: AFP

MYANMAR – È il giorno più sanguinoso dall’inizio delle proteste contro il golpe del 1 febbraio. Nei giorni scorsi gli attivisti della Milk tea Alliance avevano proclamato per oggi un giorno di protesta comune in Thailandia, Malaysia, Hong Kong ed Indonesia in segno di solidarietà con il movimento di disobbedienza civile (CDM) birmano. Si tratta della protesta più importante dal 22 febbraio, giorno dei ‘cinque 2’ (22/02/2021), in cui milioni di persone hanno invaso le strade di tutto il Paese contro il colpo di stato del generale Min Aung Hlaing.

proteste a Bangkok in segno di solidarietà con il Myanmar

A differenza del 22 febbraio, l’esercito ha represso fin dal primo mattino le marce pacifiche in diverse città, con il chiaro intento di spegnere sul nascere le manifestazioni. Per le strade di Yangon in particolare, il Tatmadaw (così viene chiamato l’esercito birmano), ha dispiegato diversi battaglioni di fanteria specializzata. Tra questi è presente il 77 LID, noto per il suo coinvolgimento nel genocidio dei Rohingya nello stato del Rakhine nel 2017.

Il famoso 77 LID, battaglione noto per il genocidio dei Rohingya ed altri reati di guerra

Quando alle 8:45 del mattino viene ucciso il primo manifestante, colpito alla testa da un proiettile nel quartiere studentesco di Hledan, è già chiaro che dopo un mese di proteste la pazienza delle forze armate è finita. Il bilancio delle vittime non è chiaro, ma diverse fonti parlano di almeno 18 morti e 30 feriti, tra cui diversi giovani. Le città di Myeik, Yangon, Bago, Mandalay sono tra le più colpite. Quasi 500 gli arresti, che vanno a sommarsi agli oltre 800 dei giorni scorsi.

Le scene cha arrivano dai social sono quelli di una guerra: gas lacrimogeni, bombe flash, proiettili di gomma, ma soprattuto proiettili veri, quelli che hanno causato la maggior parte delle morti secondo le testimonianze dei medici che hanno soccorso i feriti. Di fronte agli attacchi indiscriminati delle forze armate, i manifestanti si ritirano, aiutati dagli abitanti del posto pronti a nasconderli nelle proprie case, per poi ritornare coraggiosamente nelle strade fino a sera.

In una situazione in cui non esistono più né leggi, né chi le difende, é difficile prevedere cosa succederà nei prossimi giorni. Ciò che é chiaro, é che questo regime non ha più il controllo su un popolo che si rifiuta di tornare sotto il suo potere, e domani le strade non saranno di sicuro vuote.

“Ciò che é successo oggi, lo prendiamo come una lezione per domani” @thinzarshunleiyi , attivista birmana su Twitter


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