Htar Htet Htet, Ex Miss Grand International Myanmar, oggi diventata combattente armata contro il regime

LA FASE PACIFICA

Quando l’esercito birmano ha organizzato un colpo di stato il 1 febbraio, non era chiaro quale potesse essere la reazione della gente, ma soprattutto come avrebbe reagito lo stesso esercito a qualsiasi tipo di resistenza.

Ci sono volute solo 24 ore perché le persone si riprendessero dallo shock iniziale e iniziassero a protestare con le prime campagne di “sbattimento di pentole e padelle”. Poco dopo, il 4 febbraio, il dottor Tayzar San guidò le prime proteste di piazza a Mandalay. Ricordo che le persone si chiedevano se fosse vero o se fosse un falso manifestante pagato dalla Junta (il governo militare) per intrappolare gli attivisti pro-democrazia. “È mio amico, è vero”, ha twittato qualcuno.

Il 6 febbraio segnò la prima protesta di massa contro il golpe, con migliaia di birmani scesi in piazza per chiedere il ritorno della democrazia. Il regime militare aveva bloccato Internet il giorno prima, nel tentativo di interrompere le proteste, ma era troppo tardi.

Nonostante il blocco di Internet, alcuni attivisti riuscirono ad utilizzare alcune SIM thailandesi e iniziarono a trasmettere in streaming le proteste. Chiamai i miei amici in Myanmar e iniziai a descrivere loro cosa stavo vedendo in diretta su Facebook. Ricordo Ei Thinzar Maung a Hledan chiedere alla gente di unirsi alla manifestazione.

Avevo la pelle d’oca, mi sentivo pieno di speranza e allo stesso tempo mi sentivo molto nervoso. Il Tatmadaw è noto per la sua brutalità. La maggior parte di noi ricorda la Rivoluzione Zafferano del 2007, altri portano ancora le cicatrici della rivolta del 1988.

Nella prima settimana l’atmosfera era festosa. Le proteste erano incredibilmente pacifiche e colorate. La creatività della nuova generazione era in piena mostra, con meme, costumi e sfilate. Acqua e fiori venivano offerti alla polizia e l’attenzione del mondo era tutta su #WhatsHappeningInMyanmar.

La storia sembrava favorire l’approccio pacifico, il mondo lodava il movimento per la democrazia. Molti facevano paragoni con la rivoluzione sudanese che ha abbattuto il dittatore Al-Bashir.

Ma non durò a lungo.

L’umore cambiò quando a Naypyidaw, la 19enne Myat Thet Thet Khaing venne colpita alla testa da un proiettile sparato dalla polizia. Era il 9 febbraio. Morì dieci giorni dopo.

Il 15 febbraio, la famigerata divisione 77 di fanteria leggera (77 LID), una delle divisioni più brutali del Tatmadaw (l’esercito birmano), venne avvistata a Yangon. Ormai era chiaro che la Junta non aveva intenzione di lasciar andare avanti le proteste pacifiche. Internet venne pesantemente limitato, i giornalisti perseguitati.

Il 28 febbraio,  quando 18 persone sono state uccise in un solo giorno, tutti abbiamo noi iniziammo dubitare che le proteste pacifiche potessero essere ancora efficaci. L’escalation di violenza avvenne molto rapidamente.

38 persone furono uccise il 3 marzo. Vennero segnalati i primi episodi di tortura estrema da parte delle forze dell’ordine. 18 persone furono uccise il 14 marzo a Hlaing Thar Yar, in una battaglia urbana che durò un’intera giornata. Una bambina di sette anni venne uccisa da un proiettile il 23 marzo ° mentre correva tra le braccia di suo padre, la prima di quasi 80 bambini uccisi dai militari nei primi 6 mesi. Ciononostante, la maggior parte delle proteste rimase pacifica, ma le immagini di estrema violenza diventarono talmente comuni su Twitter e Facebook, che le persone iniziarono a vivere in un costante terrore. I manifestanti iniziarono a difendersi mettendosi in prima linea, con l’obiettivo di proteggersi con scudi fatti in casa, fionde e persino molotov.

Il giorno delle forze armate fu la svolta: le proteste pacifiche, da sole, non avrebbero mai funzionato. Era il 27 marzo. Quel giorno il Tatmadaw uccise 114 persone, mentre il leader del colpo di Stato e comandante in capo, il generale Min Aung Hlaing, stava celebrando il suo esercito a Naypyidaw. Il Tatmadaw, poche ore dopo, bombardò Day Pu No nello stato di Karen con un attacco aereo. Quella sera il generale Min Aung Hlaing tenne una cena di gala. I droni “dipinsero” il suo ritratto nel cielo.

In poche parole: i militari non avrebbero mai permesso al popolo di protestare pacificamente, lasciando solo un’alternativa alla Rivoluzione.

Ad oggi 18 agosto, oltre 1000 persone sono state uccise dai soldati birmani e oltre 5000 sono attualmente in carcere o detenute senza processo. Il Tatmadaw ha costretto i manifestanti a difendersi. È inconcepibile restare a guardare la propria gente che viene massacrata, arrestata e torturata, senza alcun tipo di resistenza. Come ha affermato ad aprile il leader rivoluzionario Ko Wai Moe Naing : “Il movimento non violento da solo non è sostenibile a lungo termine”. “La rivoluzione si basa su quattro pilastri: proteste pacifiche, Movimento di disobbedienza civile (CDM), opposizione politica (CRPH) e resistenza armata”.

La maggior parte dei birmani non ha mai pensato alla violenza come una soluzione, ma la Junta non ha lasciato loro altra scelta. E la comunità internazionale ha fatto ben poco per fermare le atrocità.

Addestramento in un campo Karen

QUANDO LE FORZE DI SICUREZZA SONO GLI ASSASSINI, CHI PUOI CHIAMARE AIUTO? 

LA NASCITA DI UNA NUOVA RESISTENZA ARMATA

Molti manifestanti lasciano le città per raggiungere le cosiddette “aree liberate” nello stato di Karen e Kachin, regioni controllate dalle Organizzazioni armate etniche (EAO) che si oppongono al Tatmadaw sin dall’indipendenza della Birmania dagli inglesi nel 1948. Non sfuggono al regime. In realtà vogliono combattere contro il regime e per farlo hanno bisogno di un addestramento militare che solo gli EAO può fornire. KIA (Kachin Independence Army) e KNLA (Karen National Liberation Army) sono due delle numerose milizie che combattono da decenni contro l’esercito birmano, composto principalmente da persone di etnia Bamar.

L’addestramento di solito dura 2-3 settimane. Uomini e donne provenienti da tutto il Paese ricevono una formazione di base in combattimento e tattica, imparando ad utilizzare armi da fuoco e a costruire esplosivi. Anche la preparazione fisica è uno degli obiettivi principali.

Molti sperano che questa improbabile, ma necessaria alleanza ponga le basi di un futuro Esercito Federale.

Dopo la formazione, i tirocinanti tornano alle loro case per organizzare piccoli gruppi armati, con l’obiettivo di difendere la popolazione civile dalla brutalità del regime. Allo stesso tempo aprono un nuovo fronte nell’area centrale del paese per “allungare” e disperdere il nemico. Procurarsi armi è il problema principale. Armi improvvisate sono state avvistate in varie immagini trovate sui social media. Al mercato nero al confine thailandese, un M16 costa circa 1000 dollari, un AK47 circa 3000 dollari, una mitragliatrice 9000 dollari americani, tutti prezzi proibitivi per la maggior parte dei giovani combattenti, che possono contare solo su donazioni clandestine. Qualche aiuto potrebbe arrivare dagli EAO, come suggeriscono alcune notizie recenti.

Questi gruppi sono solitamente indicati come People Defence Forces (PDF) e Urban Guerrilla (UG). La differenza tra i due è spesso poco chiara, ma mentre PDF è ufficialmente riconosciuto come l’ala armata del governo di unità nazionale (NUG. il govenro che si oppone al regime), i gruppi UG sono indipendenti e, come suggerisce il nome, operano principalmente nelle aree urbane. Per aumentare la confusione, gli UG spesso si definiscono PDF, nonostante non siano pienamente supportati (almeno ufficialmente) dal governo ombra.

Si stima che il numero di combattenti per la democrazia che hanno ricevuto una sorta di addestramento finora superi 10.000. Il numero di celle PDF o UG potrebbe essere nell’ordine delle centinaia se non addirittura migliaia. Questa estrema frammentazione, unita alla mancanza di una leadership centrale, rende difficile per il regime militare controllare la Resistenza, rendendo meno rilevante il vantaggio del Tatmadaw in termini di numeri, tecnologia e bruta forza. PDF e UG evitano scontri diretti e adottano tattiche di guerriglia, come imboscate, bombardamenti e omicidi mirati, privando l’avversario della sua superiorità tecnologica. Per il Tatmadaw è quasi impossibile dispiegare i propri caccia, elicotteri e missili contro piccoli gruppi, soprattutto nelle aree urbane.

Esplosioni vicino a edifici e uffici elettrici controllati dalla Junta, sabotaggi e omicidi di poliziotti, amministratori di quartiere e informatori del regime sono all’ordine del giorno. L’8 agosto, il PDF è stato in grado di danneggiare 4 aerei da combattimento a Magwe. Il 14 agosto 4 poliziotti sono stati uccisi su un treno a Yangon.

Rise of armed civilian groups in Myanmar fuels fears of full-scale civil  war | Myanmar | The Guardian
Il People Defence Force (PDF), il nuovo gruppo armato che fa capo al National Unity Government, l’opposizione al regime di Min Aung Hlaing

UNA GUERRA, MOLTI FRONTI

“Prima sono venuti per i Karen e non abbiamo parlato; poi sono venuti per i Rohingya e non abbiamo parlato; ora stanno venendo per tutti noi.”

Nelle “regioni etniche” la situazione è diversa. Gli EAO si oppongono al regime da molti anni e sono meglio organizzati e più attrezzati per combattere il Tatmadaw in una guerra “convenzionale”.

Dal colpo di stato militare, le persone di etnia Bamar hanno cominciato a rendersi conto di quanto i gruppi etnici abbiano sofferto negli ultimi 70 anni, ma i passati disaccordi con il precedente governo della NLD sono la ragione per cui le minoranze etniche, e le loro organizzazioni politiche e armate, sono ancora diffidenti nei confronti del NUG.

Anche se gli EAO e gli i Bamar delle regioni centrali, ora condividono lo stesso nemico, è innegabile che il vero obiettivo degli EAO sia quello di ottenere l’autonomia o addirittura l’indipendenza per la loro gente e il loro territorio.

Nonostante ciò, 7 dei 10 firmatari originari dell’accordo nazionale di cessate il fuoco (NCA) con il Tatmadaw, hanno deciso di unirsi al NUG.

Per la maggior parte degli EAO questo colpo di stato, e la prospettiva di un Tatmadaw più debole, è un’opportunità per promuovere e portare avanti i propri programmi.

L’Arakan Army (AA) ne è un perfetto esempio. Dopo una breve e ampiamente criticata collaborazione post-golpe con il Consiglio di amministrazione dello Stato (SAC, il governo del regime militare), l’esercito dell’Arakan sta cercando di approfittare di un tacito cessate il fuoco con il Tatmadaw, per rafforzare il suo controllo sul suo territorio senza affrontare il nemico . Dal colpo di stato, lo Stato di Rakhine si comporta come una regione autonoma (non ci sono state proteste contro il golpe), l’AA ha preso il controllo dell’amministrazione della regione. Inoltre, la Junta ha cancellato l’esercito Arakan dall’elenco dei gruppi terroristici. Il Tatmadaw sta attualmente combattendo su numerosi fronti, e sicuramente non è propenso a riprendere una guerra contro l’Arakan Army, che si è rivelato un feroce avversario negli ultimi anni. Attualmente, in  Rakhine, oltre 80.000 persone rimangono sfollate dopo lo scoppio dei conflitti nel 2019-2020. Da Febbraio, gli scontri tra le due fazioni, si sono quindi limitati a poche operazioni nello Stato Shan, dove AA combatte al fianco di KIA.

La relazione tra AA e KIA risale al 2009, quando AA è stato fondato a Laiza, nello Stato Kachin, con l’aiuto della stessa KIA. Finanziato dalla propria comunità (attraverso donazioni e tasse) e dal commercio di giada, l’AA è stato in grado di ottenere armi e munizioni avanzate e costose attraverso il KIA, l’Esercito dello Stato Wa (UWSA) e il mercato nero al confine thailandese o indiano. Ci sono preoccupazioni per l’abuso di potere da parte dell’AA. È stata segnalata una raccolta forzata di cibo da parte delle sue truppe anche nello stato di Chin e nei villaggi Rohingya . Tuttavia i successi dell’esercito Arakan in un periodo di 12 anni sono notevoli.

Il generale dell’AA Twan Mrat Naing, ha recentemente affermato che il processo per raggiungere l’indipendenza in Arakan (la “via Rakhita”), è attualmente al terzo di quattro stadi.

Gli eserciti KIA e KNLA si sono affrettati a denunciare il colpo di stato sin da Febbraio. Nuovi scontri sono scoppiati nello stato di Kachin, dove il Tatmadaw ha lanciato attacchi aerei e utilizzato artiglieria pesante, sfollando migliaia di persone. Anche la sede della KIA a Laiza è stata attaccata nelle ultime settimane. KIA ha lanciato contrattacchi di successo non solo all’interno del suo territorio, ma anche nello Stato Shan e nella regione di Mandalay, conquistando numerose postazioni de Tatmadaw e della polizia. Tra queste operazioni di successo, ha destato scalpore l’abbattimento di un elicottero del Tatmadaw a maggio, in cui sembra sia stato utilizzato un MANPAD (Man-portable air-defense system – Sistema portatile di difesa terra-aria). Se da un lato è noto che KIA è in grado di produrre armi e munizioni, la presenza di un’arma tanto sofisticata è considerata una sorpresa da molti, e la sua provenienza è tuttora un mistero. Una battaglia importante che spesso passa inosservata è quella per il controllo del commercio della giada, una delle attività più redditizie del Myanmar. Il Tatmadaw sfrutta da decenni le miniere di giada nello stato di Kachin (vd. Hpakant), ma la giada, insieme al legname e all’oro, è una fonte di reddito anche per le EAO, tra cui KIA e AA. Un rapporto di Global Witness ha rivelato che nel 2014 l’industria della giada nello stato di Kachin valeva 31 miliardi di dollari, “ma beneficia soprattutto alcuni potenti ufficiali militari e i loro amici” (fonte: Straitstimes).

Un altro motivo di conflitto con il Tatmadaw è il progetto di Myitsone, una grande diga e centrale di energia idroelettrica che richiede l’inondazione di dozzine di villaggi Kachin e lo sfollamento di migliaia di persone. L’obiettivo del progetto è produrre elettricità da esportare nello Yunnan, in Cina. È stato sospeso nel 2011 dal governo di Thein Sein, ma si teme che possa riprendere sotto il regime di Min Aung Hlaing.     

Nello stato Karen, secondo la KNU (Karen National Union, l’ala politica della KNLA), dal 1° febbraio si sono verificati 133 scontri nel solo distretto di Mutraw, con 65 soldati delle forze di guardia di frontiera e del Tatmadaw (un procuratore di Tatmadaw) presumibilmente uccisi dal KNLA.

Il maggiore Saw Kalae Do della KNU Brigade 5 ha affermato che ci sono stati almeno 580 scontri armati tra i militari e le truppe KNLA dal 1 maggio al 31 luglio, durante i quali sono stati uccisi 349 militari, contro i soli 10 morti KNLA.

Il Tatmadaw ha lanciato frequenti attacchi aerei, specialmente nell’area di Mutraw, e ha bruciato interi villaggi, sfollando quasi 50.000 persone che sono fuggite nella giungla. Sono stati segnalati scontri tra KNLA e la Karen State Border Guard Force (BGF), una milizia controllata dal Tatmadaw. il KNLA combatte contro il Tatmadaw per l’autodeterminazione dal 1949, in quello che è considerato uno dei conflitti in corso più lunghi al mondo.

Nello stato di Karenni (Kayah) le città di Loikaw e Demoso sono costantemente sotto attacco del regime e del PNO (Pa-O National Organization) da maggio, costringendo vari gruppi PDF locali ad unirsi e formare la KNDF (Kareni Nationalities Defense Force) che combatte a fianco del relativamente piccolo Karenni Army (KA). Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (UNOCHA), sono oltre 120.000 i civili che hanno dovuto abbandonare le loro case nello Stato di Karenni e Shan.

Nello Stato Chin, la resistenza contro i militari è stata particolarmente intensa soprattutto a Mindat. La caccia con fucili fatti a mano (“tumi”) fa parte della tradizione locale e i combattenti CDF (Chin Defense Force) stanno mostrando le loro abilità di tiro infliggendo pesanti perdite ai soldati Tatmadaw molto meglio equipaggiati, ma meno abili (la CDF ha affermato di aver ucciso circa 200 soldati birmani). Il regime ha imposto la legge marziale nella città di Mindat, ha proposto (e rotto) cessate il fuoco temporanei e ha inviato più truppe nell’area, provocando lo sfollamento di migliaia di civili nelle giungle e nelle montagne. Nel tentativo di indebolire l’avversario e procurarsi più armi, la CDF ha annunciato che accoglierà e fornirà 5 milioni di kyat (circa 3000 USD) ai soldati disertori che consegneranno le proprie armi. Il Chin National Front (CNF), uno dei firmatari dell’accordo di cessate il fuoco nazionale, ha firmato un accordo con il NUG per combattere la dittatura. Si ritiene che il CNF abbia poco potere militare, ma dato che il suo obiettivo principale è l’autodeterminazione, la mossa è considerata significativa.

Sagaing e Kalay, nella regione di Sagaing, hanno una forte presenza di Chin, e questo potrebbe spiegare in parte i numerosi attacchi del PDF in questa regione. I combattenti della Resistenza usano fucili fatti a mano e persino frecce per combattere contro il regime militare.

Nelle ultime settimane, intorno a Kani, sono stati scoperti cadaveri di oltre 40 combattenti civili, che mostrano segni di torture che si ritiene siano state inflitte dal Tatmadaw.

Lo Stato Shan, d’altra parte, sta facendo i conti con le sue divisioni interne e diverse milizie stanno combattendo l’una contro l’altra, nonostante gli appelli degli attivisti Shan a prestare attenzione a #WhatsHappeningInMyanmar. Il 2 febbraio, Il Restoration Council of Shan State Shan (RCSS) ha denunciato subito il colpo di stato, ma poi è rimasto coinvolto in dispute territoriali con altre milizie Shan, come l’esercito di liberazione nazionale Ta’ang  (TNLA) e lo Stato Partito Progressista Shan ( SSPP). Si ritiene che la SSPP sia supportata dallo United Wa State Army (UWSA).

Il TNLA e il Myanmar National Democratic Alliance Army (MNDAA), due membri dell’Alleanza del Nord (insieme ad AA e KIA), rivendicano un attacco contro la 99a LID, una delle divisioni più violente del Tatmadaw.

Lo United Wa State Army (UWSA), invece, è rimasto per lo più in silenzio dopo il colpo di stato. È probabilmente l’EAO più grande e meglio attrezzato del Myanmar, grazie ai suoi stretti legami con la Cina. Analogamente allo Stato di Rakhine, essendo di fatto una regione autonoma, è improbabile il suo coinvolgimento diretto negli affari correnti del Myanmar. Ma svolge ancora un ruolo come uno dei principali fornitori di armi per altre EAO come KIA e AA.

Il presidente del Wa National Party (WNP) Sai Pao Nup si è recentemente dimesso dopo aver firmato una dichiarazione congiunta con l’USDP (il partito politico pro-Junta), promettendo di collaborare con il regime.

E i Rohingya?

Alla fine di marzo, la Rohingya Solidarity Organization (RSO) ha affermato di aver ucciso 22 soldati di Tatmadaw nello stato di Rakhine . Non è chiaro se queste affermazioni siano accurate, poiché si ritiene che la RSO sia defunta dal 1998. Un account RSO non verificato è apparso su Twitter a maggio.

Recentemente è apparsa su YouTube un’intervista al capo dell’ARSA Abu Ammar sulla situazione attuale. Gli attacchi lanciati dall’Arakan Rohingya Salvation Army (ARSA) alle postazioni di polizia nel 2017, sono stati usati dal Tatmadaw come pretesto per iniziare la sua campagna di genocidio che ha ucciso migliaia di Rohingya innocenti e costretto oltre 700.000 persone a fuggire in Bangladesh. Da allora l’ARSA ha mantenuto un basso profilo, ma si ritiene che sia ancora attiva . L’ARSA è considerata da molti un’organizzazione terroristica e la maggior parte dei Rohingya non la sostiene.

È importante notare che i ruoli degli EAO non sono limitati alle operazioni militari. Sono entità politiche e sociali che regolano l’economia e forniscono l’assistenza sanitaria e l’istruzione tanto necessarie nelle regioni in cui operano. Di solito godono del sostegno locale della popolazione, ma non sono immuni da episodi di abuso di potere e violazioni dei diritti umani come lavoro forzato, reclutamento di bambini soldato, tassazione forzata e uccisioni extragiudiziali.

Nei giorni scorsi due alti comandanti della Karen National Defence Organization (KNDO) hanno ammesso che i soldati sotto il loro controllo hanno ucciso 25 uomini disarmati a giugno. Le vittime sarebbero state ritenute spie, mentre i media di Stato (controllati dal regime), hanno affermato che lavoravano per imprese di costruzione. La KNU ha sospeso entrambi i comandanti, mentre è in corso un’indagine.

“Solo con un esercito Tatmadaw forte, la nazione può essere forte”. Un poster di propaganda del regime

I MOLTI VOLTI DELL’OPPRESSORE

Il Tatmadaw, nonostante impieghi 300.000-350.000 soldati, ha storicamente fatto affidamento su centinaia di piccole milizie.

Pyu Saw Htee (Milizia popolare) è una milizia comunitaria supervisionata dal Tatmadaw. Le forze di sicurezza o i capi villaggio reclutano civili da addestrare dai militari per contrastare il movimento anti-regime a livello locale. Il recente rilascio di migliaia di prigionieri non politici, inclusi assassini e spacciatori, potrebbe essere correlato al reclutamento di nuove persone per queste organizzazioni paramilitari.

Il Tatmadaw si affida anche alle forze di guardia di frontiera (BGF o Neh San Tat), che operano vicino alle aree di confine di Kachin, Karen e Shan State. Questi gruppi sono integrati nel Tatmadaw, in quanto supervisionati e direttamente sostenuti finanziariamente dal regime.

Un gruppo non armato gioca un ruolo enorme per il regime: la sua vasta rete di informatori. Gli informatori (“dalan” in birmano) sono civili che collaborano con l’esercito birmano monitorando le attività anti-regime nella loro zona. Esistono da decenni, anche sotto il governo della NLD (la polizia e l’esercito non sono mai stati sotto controllo civile). Le loro “soffiate” portano all’arresto o addirittura all’omicidio di attivisti, combattenti della resistenza, giornalisti e lavoratori aderenti al CDM. Le persone di solito sono a conoscenza dell’identità di queste spie, che spesso sono amministratori locali nominati dalla giunta.

Amministratori e informatori locali sono stati recentemente presi di mira e uccisi dai combattenti della resistenza che stanno cercando di scoraggiare le persone che aiutano e sostengono il regime, ma forse anche dalla Junta per non aver collaborato pienamente con il Tatmadaw.

Lo Special Intelligence Department (noto anche come Special Branch), proprio come la Polizia, è sempre stato sotto il diretto controllo del Tatmadaw dall’indipendenza della Birmania, anche durante i governi civili 2010-2020. Le sue dimensioni e la sua struttura non sono chiare, ma il suo ruolo dopo il golpe è probabilmente aumentato, monitorando attivisti, combattenti della resistenza e politici nascosti. Le recenti acquisizioni di nuove tecnologie di sorveglianza da Israele, Cina ed Europa suggeriscono la volontà di modernizzare l’agenzia.

Lo stesso Tatmadaw è composto da 300.000 – 350.000 unità, la maggior parte delle quali sono di etnia Bamar. La grande maggioranza di queste unità è costituita da personale non combattente (medici, impiegati, ecc.). Si ritiene che i soldati con una reale esperienza di combattimento siano circa 100.000, mentre le forze di polizia si stima siano circa 80.000.

A differenza di EAO e PDF, il Tatmadaw ha accesso a risorse finanziarie illimitate. Attraverso i suoi conglomerati MEHL e MEC, i generali hanno partecipazioni in ogni settore dell’economia del Myanmar, come banche, turismo, miniere, telecomunicazioni… Sfrutta (spesso illegalmente) anche risorse naturali come legname, giada, petrolio e gas (attraverso il MOGE controllato dallo Stato). Il traffico di narcotici è una fonte importante di guadagno. Il Tatmadaw incoraggia la coltivazione di oppio nelle area che controlla, soprattutto nello stato Shan, dove gode dell’appoggio del BGF.

Questa ricchezza viene utilizzata per produrre o acquistare armi, soprattutto dalla Russia e dalla Cina, nonostante un embargo sulle armi non vincolante adottato dall’ONU. L’UE ha sanzioni più severe che impediscono alle aziende dell’UE di vendere armi in Myanmar, ma varie scappatoie e triangolazioni aiutano le aziende europee a vendere droni duak-use e proiettili al regime .

“Opporsi a chi si affida a elementi esterni,

opporsi a chi cerca di mettere a repentaglio la stabilità dello Stato e il progresso della nazione,

opporsi a nazioni straniere che interferiscono negli affari interni dello Stato,

annientare tutti gli elementi distruttivi interni ed esterni come nemico comune”.

(comune manifesto di propaganda Tatmadaw visto in varie città)

I soldati del Tatmadaw spesso si arruolano nell’esercito da adolescenti o addirittura bambini, perché forzati o per mancanza di altre opzioni. Mentre alcuni possono essere mossi da un genuino desiderio di difendere il Paese, la maggior parte probabilmente preferirebbe altri lavori, ma la mancanza di istruzione, di competenze o di opportunità necessarie lascia poche scelte. I soldati credono che il loro obiettivo sia proteggere il Myanmar da un’invasione straniera, proteggere l’unità del paese e proteggere l’identità buddista dall’Islam. La xenofobia e l’islamofobia sono quindi profondamente radicate in questa istituzione militare. Alle truppe viene insegnato a credere che l’esercito sia l’unica entità in grado di tenere insieme il paese. Gli slogan comuni sono “Solo quando il Tatmadaw è forte, la Nazione è forte”, o “Tatmadaw e il popolo nell’unità eterna, chiunque tenti di dividerli è nostro nemico”. Pertanto, le forze di sicurezza vedono spesso i manifestanti pro-democrazia e gli EAO come nemici dello Stato, terroristi e persino come burattini dei governi statunitensi o occidentali.

Ma questa mentalità potrebbe non essere così radicata come in passato. Il Tatmadaw è un’istituzione conservatrice, ma la società birmana ha subito profondi cambiamenti negli ultimi 10 anni. L’uso diffuso dei social media e il reclutamento meno frequente di bambini (quindi una maggiore esposizione alla società civile e all’istruzione) potrebbero aver cambiato la mentalità delle truppe in modi che i generali potrebbero non aspettarsi. Mentre alcune divisioni stanno chiaramente eseguendo gli ordini, perpetrando la loro brutale repressione sui civili, ci sono alcune prove aneddotiche di soldati che non si sono completamente conformati. Il colpo di stato potrebbe non essere così popolare tra le truppe. Dopotutto, molti soldati, compresi quelli di alto rango, potrebbero aver votato NLD nelle passate elezioni .

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Un capitano disertore

Le defezioni giocheranno un ruolo enorme. Finora sono stati un fattore insignificante, con solo 1000-1500 disertori in 6 mesi. Secondo varie interviste con soldati disertori, circa il 70% delle forze del Tatmadaw vorrebbe lasciare il Tatmadaw. Come riportato dal media tedesco DW, i principali ostacoli sono la paura di rappresaglie e lo stretto controllo che l’esercito birmano ha sulle sue truppe per prevenire le defezioni. I militari controllano ogni aspetto della vita di un soldato. La famiglia di un soldato di solito vive in un complesso militare con accesso limitato al mondo esterno. L’accesso ai social media dei soldati è fortemente limitato e sotto sorveglianza. Anche le loro finanze e la libertà di movimento sono sotto il controllo del regime. Un altro fattore è l’incertezza del futuro, per quanto cupa possa essere la vita militare, tornare a una vita civile può essere spaventoso. NUG ha un compito difficile: trovare modi per promuovere e garantire diserzioni sicure.

Le defezioni di solito avvengono vicino ad aree “liberate”, come Karen e Kachin State, dove i soldati possono arrendersi e trovare protezione dall’esercito birmano. Costruire corridoi sicuri o liberare aree aggiuntive, specialmente nelle zona centrale del Myanmar, potrebbe rivelarsi elementi cruciali.

NUG da mesi annuncia un D-DAY, senza chiarire cosa significhi. La minaccia di una guerra in piena regola, potrebbe indurre ulteriori defezioni da parte dei soldati di Tatmadaw?

Nonostante la disparità in termini di potere e dimensioni tra il movimento pro-democrazia e il Tatmadaw, sarebbe un errore credere che la Rivoluzione abbia poche possibilità di successo.

Come abbiamo visto in Vietnam o più recentemente in Afghanistan, dove i talebani hanno sconfitto un esercito afghano molto più grande e meglio equipaggiato (sostenuto dagli Stati Uniti), le motivazioni giocano un ruolo enorme.

Il movimento a favore della democrazia sta lottando per i diritti umani fondamentali e finora è stato in grado di mettere da parte tutte le differenze per combattere un unico nemico comune. Anni di “divide et impera” da parte dell’esercito birmano, potrebbero finalmente ritorcersi contro. D’altra parte il Tatmadaw, spesso visto come un’istituzione monolitica, sta combattendo per una causa meno nobile, su più fronti, contro molteplici nemici fortemente motivati, sotto una crescente pressione sia interna che esterna.

L’obiettivo della Resistenza, al momento, è logorare il Tatmadaw, impedendogli di prendere il controllo del paese, mantenendo viva la Rivoluzione. Una piccola crepa può cambiare il corso della storia.

Come diceva Henry Kissinger, a proposito della guerra del Vietnam: “la guerriglia vince se non perde. L’esercito convenzionale perde se non vince”.

 (Disclaimer: l’obiettivo di questo articolo è presentare al lettore i numerosi gruppi armati che stanno attualmente svolgendo un ruolo nella rivoluzione del Myanmar in corso. Non è affatto un documento accademico)


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