La 16enne Ma Win Maw Oo fu uccisa dall’esercito birmano durante le proteste del 1988. Fu una delle migliaia di vittime di quell’anno.

Oggi ricordiamo la Rivolta dell’8888.

Dopo aver preso il potere nel 1958 e poi di nuovo nel 1962 con un colpo di stato militare, il generale Ne Win adottò la “via birmana al socialismo”, un’ideologia volta a ridurre l’influenza straniera sul Paese, aumentando al contempo il ruolo dell’esercito birmano nella politica e nell’economia nazionale. Questa politica trasformò la Birmania, allora uno dei paesi più avanzati dell’Asia, in uno dei paesi più poveri del mondo. La Birmania cadde in una profonda crisi economica che culminò nel 1987 quando la Junta dichiarò non valide alcune denominazioni di valuta circolate. Misure simili furono adottate nel 1964 e nel 1985, quando la Junta promise di scambiare parzialmente le banconote demonetizzate. Secondo il regime, l’obiettivo era prendere di mira l’allora fiorente mercato nero costringendo i suoi operatori a rivelare la propria attività. Sorprendentemente, nel 1987 il governo dichiarò la maggior parte della valuta priva di valore, senza alcun preavviso. I cittadini non ebbero il tempo di cambiare le proprie banconote e persero la maggior parte dei risparmi in una notte.

Ciò portò a proteste a livello nazionale che chiedevano un nuovo governo democratico, costringendo il generale Ne Win a dimettersi il 23 luglio. Durante il suo ultimo discorso da capo di Stato dichiarò: “Quando l’esercito spara, spara per uccidere”. Pur promettendo elezioni multipartitiche, nominò il generale Sein Lwin nuovo presidente del Paese, mantenendo le redini del regime dietro le quinte.

Le proteste non si fermarono e raggiunsero il picco l’8 agosto, data scelta dai manifestanti per il suo significato numerologico. L’esercito birmano rispose con brutale violenza, sparando a civili disarmati, uccidendone migliaia (oltre 10.000 secondo alcune stime).

In queste settimane emerse un nuovo leader nel movimento pro-democratico: Daw Aung San Suu Kyi, figlia dell’eroe nazionale generale Aung San e futuro premio Nobel per la pace.

Nonostante le promesse di nuove elezioni, a settembre l’esercito birmano riprese il potere con un colpo di stato militare. Le proteste si conclusero quando il generale Saw Maung diventò presidente, istituendo lo State Law and Order Restoration Council (SLORC) e imponendo la legge marziale. Rimase in carica fino al 1992, quando il generale Than Shwe prese il suo posto. Il regime di Than Shwe durò fino al 2011, anno di inizio della “transizione democratica” del Myanmar, che fu interrotta dal generale Min Aung Hlaing con il colpo di Stato del febbraio 2021.

Dal 1958 ad oggi, la storia del Myanmar è stata segnata da crimini di guerra contro le minoranze etniche, crimini contro l’umanità e il genocidio dei Rohingya, tutti perpetrati dall’esercito birmano. La violenza del Tatmadaw ha provocato decine di migliaia di morti e milioni di rifugiati in sette decenni.

I manifestanti nel 1988 chiedevano la democrazia, qualcosa che non avevano mai vissuto nella loro vita. Nel 2021, la maggior parte dei birmani ha vissuto almeno un decennio di quasi-democrazia e di sicurò non rinuncerà alla propria libertà.

Non dimenticheremo mai le migliaia di vittime che sono morte durante tutti questi anni di governo militare.

La Spring Revolution del 2021 porterà a termine ciò che la Rivolta del 1988 ha iniziato.

Questa sarà l’ultima generazione a vivere sotto il regime e giustizia sarà fatta presto.

Il regime deve cadere

Vinceremo


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