Mentre la fiducia in un intervento di ASEAN a ONU cala velocemente, le proteste non accennano a diminuire. In alcune città come Yangon sembrano essere un po’ rinate già dalla giornata di ieri.
Negli ultimi giorni sono anche calati gli episodi di violenza estrema nei confronti dei cittadini. Rimangono però incredibilmente frequenti gli episodi di rapimento da parte dell’esercito. Si tratta spesso di medici o di dipendenti governativi che si sono uniti al CDM.
È in corso anche una campagna di distribuzione di volantini, che si spera possa informare i soldati di quello che sta realmente accedendo. Anche i soldati, senza internet, oggi stanno vivendo isolati da qualsiasi nuova informazione.
Spesso le famiglie non sanno nemmeno dove vengano portati i figli. Diversi avvocati vengono avvistati nel Paese mentre lavorano incessantemente (e pro bono) per liberare gli attivisti.
Il sacrificio del popolo birmano è davvero enorme. Non solo rischia letteralmente la vita, ma deve affrontare terrorià, quotidiani che noi possiamo solamente immaginare.
SI parla anche di scuola. A giorni il governo sembra intenzionato a riaprire le scuole e le università, ma sono molti gli studenti a non volere presentarsi a scuola, compreso quelli dell’ultimo anno. Sacrifici enormi, ma il popolo birmano ci ha abituato ed insegnato che non ha paura di perdere il suo status quo.
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