[ L’obiettivo della Responsabilità di Proteggere (R2P) è quello di porre rimedio ad eventi come la tragedia del Ruanda e la crisi del Kosovo, stabilendo che gli stati hanno l’obbligo di proteggere i propri cittadini dalle atrocità di massa; che la comunità internazionale deve fornire assistenza in tal senso; e che, se lo Stato dovesse ” manifestamente venir meno ” ai propri obblighi, la comunità internazionale è obbligata ad agire.

R2P cerca di garantire che la comunità internazionale non rimanga inerte di fronte a casi di genocidio, pulizia etnica, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Accettando una responsabilità collettiva di protezione, la comunità internazionale ha fatto una promessa solenne che non può ignorare con leggerezza.]

Ma è una promessa mantenuta?

Nel 2000, dopo le atrocità di massa commesse dai poteri sovrani sul proprio popolo in Ruanda e nei Balcani, Kofi Annan decise con diversi altri diplomatici di avviare una politica globale denominata Responsibility to Protect R2P che divenne una procedura ufficiale delle Nazioni Unite in occasione del vertice mondiale del 2005.

“ Se l’intervento umanitario è nei fatti un’inaccettabile violazione alla sovranità, come dovremmo rispondere ad un nuovo “Ruanda”, a una “Srebrenica”, ad una grave e sistematica violazione dei diritti umani che offende ogni precetto della nostra comune umanità? “

-Kofi Annan, ex Segretario generale delle Nazioni Unite

L’utilizzo di R2P è stato criticato perché i risultati dell’intervento umanitario internazionale non sembrano essere in linea con le aspettative e molti paesi ritengono che il diritto alla protezione sia un affare interno agli Stati stessi. Una dimostrazione di ciò si è avuta quando le forze NATO, autorizzate dall’ONU, sono entrate in Libia grazie al R2P. Quello che inizialmente doveva essere un intervento umanitario è diventato più un rovesciamento del regime di Gaddaffi da parte della NATO.

Tuttavia, come afferma Yossi Mekelberg nel suo articolo su Arab News, i dubbi sulla legittimità delle precedenti applicazioni dell’R2P in paesi come la Libia e nella guerra in Bosnia, non dovrebbero diventare una scusa per non usare l’R2P ed intervenire quando avvengono atrocità di massa come è successo in Siria, Sud Sudan, Myanmar (crisi dei Rohingya), Tigray-Etiopia, in Cina (il trattamento dei musulmani Uiguri) e il recente colpo di stato militare del Myanmar.

“ In larga misura siamo arrivati a questo punto a causa dei fallimenti della comunità internazionale nel portare di fronte alla giustizia l’esercito militare per i suoi crimini, in particolare il genocidio dei Rohingya del 2017. ” -Yossi Mekelberg

In Myanmar, ciò che colpisce, è il modo in cui il popolo birmano ha chiesto un intervento internazionale fin dalle prime settimane del colpo di stato. Ha capito, dopo aver vissuto per oltre 50 anni sotto una dittatura militare repressiva, quanto brutale possa essere il Tatmadaw. Niente è più commovente dei ripetitivi richiami all’R2P, su cartelloni scritti in inglese (una lingua straniera in Myanmar) a caratteri cubitali, o su foto con veduta aerea su strade, sabbia, rocce; e i richiami con l’hashtag # WeneedR2P sui social media.

Eppure sembra che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ancora una volta non sia riuscito a prevenire un’altra atrocità di massa in Myanmar.

Le Nazioni Unite (ONU) sono state formate dopo la seconda guerra mondiale per avere un’organizzazione globale e trovare un accordo su questioni internazionali tra i diversi paesi per prevenire ulteriori guerre devastanti. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha 5 stati membri permanenti: Stati Uniti d’America (USA), Regno Unito (UK), Francia, Russia ( ex Unione Sovietica) e la Repubblica popolare cinese (RPC). Avendo tutti potere di veto, per approvare una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, tutti i membri devono votare all’unanimità o almeno astenersi dal veto. Tuttavia, questo potere di decidere se e quando intervenire ed assistere i civili che vengono brutalmente rapiti, torturati e uccisi dalle forze di sicurezza dei loro stessi stati, sta diventando sempre più discutibile. La credibilità e l’esistenza dell’ONU sono di nuovo in discussione per la sua incapacità di impedire l’escalation di atrocità di massa.

E’ interessante notare come da quando è stato formato l’UNSC, la Russia ha usato il suo potere di veto più di 100 volte e la Cina ha iniziato a usarlo più spesso di recente. Regno Unito e Francia non utilizzano il loro veto ormai dal 1989 e gli Stati Uniti hanno utilizzaro il proprio diritto di veto per evitare che il Consiglio di sicurezza adottasse una risoluzione contro i crimini di guerra delle forze armate israeliane in Palestina.

Fonte del grafico: https://en.wikipedia.org/wiki/United_Nations_Security_Council_veto_power#:~:text=The%20United%20Nations%20Security%20Council%20%22Veto%20power%22%20refers%20to%20the,veto% 20any% 20% 22substantive% 22% 20risoluzione .]

L’R2P viene implementato solo in caso di una delle 4 definizioni di atrocità di massa: genocidio, pulizia etnica, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Gli atti di terrore che l’esercito birmano ha scatenato sui suoi civili, compresi i Rohingya, si possono far rientrare in ognuna di queste categorie.

R2P non significa necessariamente dispiegare truppe di soldati (caschi blu) per proteggere i civili birmani. L’intervento militare è l’ultima risorsa a disposizione. R2P significa anche sanzioni economiche per i conglomerati militari MOGE, MEC, MEHL; embargo sulla vendita di armi e deferimento dei generali responsabili alla International Crime Court (ICC). L’intervento militare verrà deciso solamente quando la situazione diverrà talmente critica da non lasciare altre soluzioni. Eppure la minaccia di un veto da parte di Cina e Russia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sta bloccando la decisione di applicare l’R2P in Myanmar. Senza contare la visita del ministro della difesa russo e la vendita di armi durante il giorno della celebrazione delle Forze Armate nel pieno di un violento colpo di stato.

Ma c’è un modo per aggirare questo stallo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite? 

Sì, c’è. R2P non è l’unico mezzo a disposizione dell’ONU per agire contro il Tatmadaw – spiega Ramesh Thakur in un articolo su ‘ The Strategist ’ . L’attivazione dell’articolo 377 (v) è stato creata nel 1950 durante la guerra di Corea per aggirare i veti dell’Unione Sovietica. L’articolo 377 (v) chiede all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di organizzare una sessione speciale di emergenza con tutti i suoi 193 Stati membri delle Nazioni Unite, dove né la Russia né la Cina hanno potere di veto. Delega la decisione ai suoi Stati membri e permette ai paesi di buona volontà di avere voce in capitolo sulla gestione della crisi di un altro Stato membro, ad esempio il Myanmar. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite non ha lo stesso livello di potere del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma se più paesi membri dell’ONU dovessero decidere un’azione coordinata contro i generali, questa potrebbe spingere il Consiglio di sicurezza dell’ONU a superare qualsiasi veto, e ciascun singolo Stato membro potrebbe adottare azioni in proprio per fare pressione sui generali affinché fermino la violenza.

Ma il motivo per cui ciò non sia ancora avvenuto dopo oltre 700 civili morti, tra cui bambini, sparizioni di massa forzate, la perscuzione di operatori sanitari, insegnanti e artisti in Myanmar, è una questione a cui solo l’attuale Segretario Generale può rispondere.

L’ONU e la comunità internazionale hanno la responsabilità di agire nel caso in cui il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale sia stato violato e quando i leader e le forze di sicurezza di uno stato sovrano non riescono ad agire per prevenire atrocità di massa o sono i perpetuatori delle stesse. I principi dell’ONU e la politica della R2P sono stati testati più e più volte dalla giunta militare del Myanmar, che deve ancora essere punita per i suoi crimini decennali contro l’umanità sui suoi civili.

Quindi … .

“Di quanti cadaveri ha bisogno l’ONU per agire? “

Risorse:

https://www.aspistrategist.org.au/myanmar-pleads-for-the-world-to-honour-the-responsibility-to-protect/

https://www.un.org/en/genocideprevention/about-responsibility-to-protect.shtml

https://www.globalr2p.org/publications/the-responsibility-to-protect-a-background-briefing/

https://www.arabnews.com/node/1837016

http://opiniojuris.org/2018/11/22/overcoming-the-veto-to-save-lives/


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