Mentre in Karen State centinaia di persone sono costrette a fuggire a causa dell’attacco aereo del Tatmadaw, nel resto del Paese sono 36 le vittime registrate da AAPP Burma oggi. Tra queste KhuKhu Celina, attivista birmana leader di Women for Justice.
A Mandalay un uomo è stato ferito e poi bruciato ancora vivo dalle forze dell’ordine.
Violenze e vittime anche a Monywa, Kale, Myingyan, Bago, Pathein, South Dagon (Yangon) e Taunggyi in Shan State.
L’escalation di violenza è accompagnata anche da al ricorso di armi via via sempre più letali. Confermato l’utilizzo di granate (ieri un morto), armi automatiche (ferita una bambina di 1 anno e mezzo all’orecchio), e sono stati avvistati anche lanciarazzi. Inoltre sempre più spesso i soldati attaccano in borghese, o utilizzando mezzi civili o ambulanze.
A Phaya-Gyi Town (Bago region), il funerale di una delle vittime di ieri, è stato interrotto da un attacco dell’esercito.
A Mandalay bruciate una quarantina di case .
In un video Dr. Sasa del CRPH, chiarisce che i Rohingya non devono più essere chiamati “Bengali”, termine che in Myanmar viene utilizzato in modo denigratorio per sottolineare che l’intera etnia non appartiene al Myanmar, ma al Bangladesh.
Secondo un gruppo di attivisti citato da Reuters, già 3000 persone si sarebbero rifugiate in Thailandia per fuggire dalla violenza dell’esercito.
Funerali di Aye Myat Thu, bambina di 11 anni uccisa ieri
RIP
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