Un gruppo di professori dell’università di Oslo ha inviato nominato il Civil Disobedience Movement (CDM – Movimento di disobbedienza civile) per il Premio Nobel per la pace 2022. Nella lettera di candidatura: ” Questa nomination è il riconoscimento di questa resistenza al colpo di stato che ha come scopo il raggiungimento della pace e della democrazia attraverso mezzi non violenti”
Sempre oggi è uscito un comunicato del CRPH (il governo ombra che si oppone al regime militare) in cui viene espresso apprezzamento per le sanzioni imposte ieri da US e UK al MEHL e al MEC, i conglomerati che finanziano l’esercito birmano. Questi includono dozzine di attività economiche di tutti i settori: istituti bancari, turismo, manifatturiero, alimentare, minerario ed altri ancora. Si invita gli altri Paesi a seguire l’esempio di US e UK (hello Europe???).
In questo documento il CRPH denuncia una serie di violazioni commesse dall’esercito contro diverse minoranze etniche che vengono nominate esplicitamente, includendo anche i Rohingya. Sicuramente una componente di “pubbliche relazioni” è presente, ma è comunque impressionante la velocità con cui sta cambiando la percezione pubblica di alcune problematiche come la discriminazione razziale.
Fronte proteste
A Myeik oggi si sono verificati gli scontri più violenti. I soldati dell’esercito Tatmadaw hanno rubato alcune ambulanze da cui hanno cominciato a sparare sulla folla uccidendo almeno 4 persone.
A Tamu (Sagaing), 2 persone sono state uccise e 15 ferite dall’esercito durante la notte.
I dati di vittime e arresti aggiornato ad oggi. Si tratta di numeri sicuramente sottostimati. Oltre alle difficoltà di comunicazione dovute al blocco di internet, nelle ultime settimane molte famiglie hanno deciso di non denunciare le morti per evitare che l’esercito individui dove si trovi il cadavere. Accade sempre più spesso che il Tatmadaw prenda possesso dei corpi per poi cremarli senza il consenso della famiglia della vittima. Disumano.
Utilizzando i dati di AAPP, il giornalista di Reuters Wa Lone (famoso per l’incredibile reportage sull’assassinio di 10 Rohingya da parte dell’esercito nel 2017) ha ricostruito la causa di morte delle oltre 300 vittime di queste settimane. Il 90% delle vittime è stata uccisa da un colpo da arma da fuoco, oltre un quarto di questi colpi sono alla testa.
Domani 27 marzo si celebrerà l’ Armed Forces Day, il giorno delle forze armate. Molti eserciti delle minoranze etniche hanno declinato l’invito in segno di protesta. Il KNU ha rifiutato l’invito al dialogo da parte del regime militare, rilasciando un comunicato ufficiale:
In questo documento il KNU dichiara di non voler trattare con il Tatmadaw fino a che le sue richieste non verranno rispettate. Tra queste, il ritiro dell’esercito dalla politica e il via libera ad una democrazia federale.
Tra i pochi ospiti internazionali che hanno accettato l’invito a partecipare, c’è la Russia, Paese che ha forti legami con il Tatmadaw per il commercio di armi.
Sempre domani, in opposizione al giorno delle forze armate, il movimento di resistenza ha organizzato una giornata di protesta nazionale. In risposta l’esercito, attraverso il canale televisivo nazionale MRTV, ha minacciato apertamente i manifestanti che: “devono imparare da coloro che sono morti in maniera orribile nonostante fossero a conoscenza del rischio di essere colpiti da spari alla testa/nuca”. E ancora: “genitori, per favore fate il possibile per fermarli prima che muoiano invano”.
La banca mondiale prevede per il Myanmar un calo di crescita del 10% dovuto alla recente situazione di instabilità. Il regime sta cercando in tutti i modi far ripartire l’economia. Sono state imposte multe settimanali alle banche che non siano in grado di aprire le proprie filiali. Diverse categorie stanno ricevendo minacce da parte del Tatmadaw, compresi medici, dipendenti dei supermercati e dei trasporti.
Una carrellata di immagini di oggi dal Myanmar
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