Tra tutte le notizie orrende di queste settimane, ce ne sono alcune che sono più difficili da digerire.

Oggi a Mandalay è morta Khin Myo Chit, una bambina di 7 anni. È stata raggiunta da un proiettile sparato dall’esercito mentre era in braccio al padre. Questa morte segue quella di un altro minorenne di 13 anni, una delle 22 vittime di ieri nella seconda città più grande del Myanmar.

Il totale delle vittime in Myanmar dal 1 febbraio secondo AAPP Burma è di 275.

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Appena al di là del confine, a Cox’s Bazar in Bangladesh, Reuter riporta 15 morti e 400 dispersi nell’incendio che ieri ha bruciato parte del campo profughi più grande al mondo. Gli incendi in questi campi profughi sono frequenti, anche se solitamente di dimensioni più contenute. Si tratta di zone altamente sovraffollate, in cui la gente vive in condizioni precarie.

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L’esercito trasmette sul canale nazionale MWD, una nuova confessione, questa volta del ministro capo di Yangon, che ammette di aver corrotto Daw Aung San Suu Kyi. Storicamente le confessioni “televisive” tendono ad essere “forzate”, come accaduto anche in Cina in diverse occasioni. Sembra che la voce nel video non sia quella del ministro. Il fatto che ci siano sottotitoli in inglese sembra indicare la volontà di dimostrare ai Paesi stranieri la legittimità di questo golpe.

Notizie incoraggianti dal Rakhine State. L’Arakan Army (AA) rompe il silenzio in cui era rimasto dal 1 febbraio e si unisce alle altre minoranze etniche e milizie nel condannare la violenza del Tatmadaw contro i manifestanti. AA viene da mesi di intensa battaglia con l’esercito e proprio la scorsa settimana c’era stato un incontro con l’esercito birmano. Parallelamente il partito ANP, con cui AA ha legami stretti, sta negoziando con l’esercito birmano per formare un’eventuale alleanza. Se l’Arakan Army si dovesse davvero alleare con le altre milizie armate, il fronte che si oppone all’esercito birmano si rafforzerebbe notevolmente.

Immagini dalle proteste di oggi

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