Un fronte di protesta pacifica a Yangon, Insein Road (fonte: Frontier)

Nonostante la violenza dei giorni scorsi, le proteste non si fermano. Arrivano molte immagini da Yangon, soprattutto dalla municipalità di Sanchaung, zona multiculturale dove convivono molte etnie birmane.

Si nota purtroppo la presenza sempre più massiccia di cecchini dell’esercito.

A Kalay nello stato di Sagaing, ci sono stati gli scontri più duri. L’esercito ha utilizzato nuovamente proiettili veri, causando almeno un morto e diversi feriti.

Uno scontro a Kalay in cui almeno un manifestante ha perso la vita

I soldati minacciano i manifestanti incessantemente, non solo sulle strade ma anche sui social. Si tratta di una vera e propria campagna di terrore organizzata. Il Tatmadaw ha utilizzato queste tecniche per decenni, soprattutto sulle minoranze etniche. Su Tiktok, ma anche su Facebook sono centinaia i video simili a questo:

Nei prossimi giorni parleremo proprio del ruolo di internet e dei social media, fattori centrali delle proteste più recenti, non solo in Myanmar.

Si registrano anche alcuni ammutinamenti da parte di soldati e poliziotti che si uniscono al CDM, il movimento di disobbedienza civile . Si tratta di casi piuttosto isolati per ora, ma molto coraggiosi in quanto mettono in pericolo non solo la propria vita, ma anche quella dei propri famigliari.

Soldati del Tatmadaw in Karen State disertano
Poliziotti a Naypyidaw si uniscono alla resistenza civile


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